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Torremaggiore, l’uomo ha confessato il duplice omicidio della figlia e del vicino di casa

Torremaggiore, l’uomo ha confessato il duplice omicidio della figlia e del vicino di casa. Ecco il racconto del fratello della vittima

Ha confessato il duplice omicidio della figlia e del vicino di casa, Taulant Malaj, 45 anni, che al pm ha raccontato: «Mia moglie ha ammesso che aveva una relazione con Massimo. Mi aveva chiesto scusa per questa relazione, ma io volevo separarmi».

Questo avrebbe scatenato l’ira dell’uomo, che prima avrebbe ucciso il vicino, aspettandolo nel portone di casa al rientro dal lavoro. Poi, rientrato in casa, accecato dall’ira, si è scagliato sulla moglie, ma non rendendosi conto di avere di fronte la figlia. Dicono gli avvocati difensori:  «In quel momento, accecato dall’ira non si è reso conto che aveva di fronte la figlia ed ha iniziato a colpirla».

Gianluca De Santis, fratello di Massimo il 51enne assassinato, ha escluso la relazione con la donna: «Non c’era niente di niente, mio fratello non aveva neanche modo di incontrarsi con la signora, neppure al bar dove lei veniva con le amiche a fare colazione dopo aver portato i figli a scuola: a quell’ora Massimo dormiva ancora perché lui, che nel bar faceva di tutto, dal pasticcere al banconista, chiudeva il locale la sera tardi». 

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Poi aggiunge: «Massimo viveva in quel condominio da 43 anni con nostra madre ormai 80enne e vedova. I rapporti con quella famiglia erano ottimi, normali rapporti tra condomini, si salutavano e si rispettavano». Anche con Taulant: «Ti vedeva e ti salutava, mai un litigio, nulla – continua Gianluca –  mio fratello  era una persona riservata e disponibile, e anche se non conosceva qualcuno era pronto ad aiutarlo. Lavorava sempre: la mattina faceva il pasticcere, la sera chiudeva il bar all’una o alle due di notte, e in estate ancora più tardi. Non aveva tempo di fare queste cose qui».

«La sera dell’omicidio – conclude l’uomo – ha chiuso il bar all’1.27, ha accompagnato le ragazze, e poi ha trovato nell’androne di casa quella persona che ha fatto tutto quello che ha fatto. Mio fratello non aveva motivo di aspettarsi una cosa del genere, lo si capisce da dove è stato trovato il suo corpo: per prendere l’ascensore doveva andare a destra ma il cadavere era accasciato a sinistra, ai piedi della scalinata. È stato massacrato con 21 coltellate, una alla gola e altre venti all’addome. Non aveva segni sulle braccia quindi non pensava di doversi difendere. Ora mia madre è distrutta e pensa sempre, oltre che a suo figlio, a quella povera ragazza, a Jessica».

Fonte immagine: https://www.facebook.com/photo/?fbid=621367096699509&set=a.460133256156228

Amalia Vingione

Amalia Vingione è laureata in Lettere Moderne presso l’Università Federico II di Napoli e presso lo stesso Ateneo consegue la laurea specialistica in Filologia Moderna con indirizzo in Italianistica. Consegue un Master in Editoria e Comunicazione presso il Centro di Formazione Comunika di Roma. Attualmente lavora come Editor, Copywriter per diverse Case editrici e Giornali e si occupa di Comunicazione per enti e associazioni.

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