Vaccini e Green Pass, tutte le contraddizioni per i cittadini che vogliono viaggiare e non solo per turismo
La campagna vaccinale contro l’infezione del Covid-19 prosegue senza sosta, almeno in Italia, ma non è così in tutto il mondo. Purtroppo, molti paesi, soprattutto quelli non industrializzati pagano il costo più alto, rimanendo ancora ai margini della campagna di vaccinazione, nonostante si sappia bene quanto sia necessario immunizzare in maniera massiccia tutta la popolazione mondiale, al fine di sconfiggere definitivamente la pandemia.
L’unico strumento che abbiamo in possesso per sconfiggere il covid è sicuramente il vaccino. L’Oms ne ha approvati molti e i più diffusi sono sette: Pfizer, Moderna, AstraZeneca, J&J, il Covishield, i cinesi Sinopharm e Sinovac. Ogni paese del mondo ha la propria agenzia che garantisce la somministrazione dei vaccini. L’Ema, l’Agenzia Europea del farmaco, ad esempio non ha riconosciuto i vaccini cinesi. Ancora peggiore la situazione del vaccino russo Sputnik, che per mancanza di documentazione non è stato approvato da nessuna agenzia, mentre AstraZeneca non è utilizzato negli Stati Uniti perchè non è stata mai avanzata richiesta di approvazione.
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Nonostante ciò, questi vaccini vengono comunque somministrati, perchè, come si diceva prima, ogni paese poi si regola come meglio ritiene opportuno. Questo però crea problemi con il ben noto green pass, poiché può capitare che chi va in un paese in cui il vaccino ricevuto non è approvato, non ottiene il lasciapassare. Altre contraddizioni riguardano i visti per turismo. Ad esempio il Giappone non ammette persone vaccinate, anche con vaccini riconosciuti, per motivi di turismo, mentre in Italia per turismo i giapponesi possono entrare.
Hong Kong ad esempio riconosce tutti i vaccini, ma in ingresso tutti sono trattati come se non fossero vaccinati. Quindi bisogna passare un periodo di tempo dai 14 ai 21 giorni in un albergo covid e sottoporsi a tre tamponi obbligatori.