La Russa attraverso una lettera a Vogue e Vanity Fair e un post Instagram ha annunciato il ritiro dall’agonismo
Quando una giovane 17enne, dalle gambe lunghissime e dagli occhi di ghiaccio, riusciva a vincere Wimbledon (2004) sembrava aperta una nuova era, sembrava che con la vittoria di Maria Sharapova il dominio della sorelle Williams e della loro forza fisica fosse giunto alla fine. Del resto Maria aveva in qualche modo scritto una pagina di storia diventando la prima russa a vincere all’All England Court e diventando la terza più giovane a sollevare il trofeo inglese.
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Per un po’ di tempo è stato così, poi Maria ha iniziato ad avere infortuni, a fermarsi per il caso di doping, a riprovarci per poi dire basta: “I’m saying Goodbye” ha scritto sul suo profilo ovvero ‘sto dicendo addio’.
Ha argomentato la decisione con una lettera pubblicata su Vanity Fair e Vogue USA, giornali non di tennis ma di moda, sua grande passione e probabile alternativa a questa sua nuova fase di vita.
Una lettera a cuore aperto scritta per se stessa ma anche per il tennis.
La prima volta che ricordo di aver visto un campo da tennis c’era mio padre che stava giocando. Avevo quattro anni, eravamo a Sochi, in Russia ero così piccola che le mie gambe sottili penzolavano sulla panchina su cui ero seduta, così piccola che la racchetta era il doppio di me. Quando avevo sei anni ho iniziato a viaggiare per il mondo, andando in Florida con mio padre. Il mondo mi sembrava enorme. L’aereo, l’aeroporto, le enormi distese d’America: tutto era gigantesco quanto i sacrifici dei miei. Quando ho iniziato a giocare le mie avversarie erano più grandi, alti e forti; il tennis che guardavo in tv mi sembrava fuori dalla mia porta. ma poco a poco, giorno di allenamento dopo giorno, questo mondo, quasi mitologico era sempre più reale.
Racconta, a dispetto di quello che in questi anni si è detto di lei, di non essersi mai sentita superiore a nessuno, anzi, temeva sempre di poter cadere da un momento all’altro e questo le ha dato la forza di lottare e non mollare mai.