Pescara, omicidio di Thomas. Parla il fratello di uno degli indagati: “Gli vorrò sempre bene però paghi per quello che ha fatto”
“Da domenica sto vivendo l’inferno. Mio fratello è accusato di questo massacro e se ha sbagliato dovrà pagare. Gli vorrò sempre bene però paghi per quello che ha fatto. Ha bisogno di fare gli anni negli istituti dove può essere aiutato. Io e la mia famiglia non chiediamo sconti, crediamo nella giustizia”.
“Ora devo fare i conti con la ferocia e l’indifferenza di cui parlano le indagini – ha aggiunto il giovane – io ho pianto per Thomas, a me e alla mia famiglia dispiace innanzitutto per Thomas perché lui non c’è più. Noi chiediamo scusa alla famiglia e le saremo vicini. Non si meritava assolutamente questo”.
I racconti choc dai verbali: “era quasi morto e lo zittivano”. Uno dei due indagato sarebbe stato visto con una piccola pistola in mano, e l’altro avrebbe cercato di intimidire gli altri ragazzini “mentre camminavamo mi pare che abbia detto che questo doveva rimanere tra noi cinque”, dice un testimone. “Io non ho reagito in nessun modo. Thomas faceva dei versi quasi di morte e loro gli dicevano di stare zitto… io ero allibito, non sapevo cosa fare, volevo fermarli ma non sapevo come fare. Mentre lo facevano sembrava che non ci stessero più con la testa”, racconta.
Sull’uso degli stupefacenti avrebbe detto il testimone: “io non ho fumato stupefacenti. Mentre eravamo insieme non hanno fatto uso di sostanze stupefacenti. In seguito hanno fumato erba, ma non io”. “Nonostante l’accaduto siamo andati al mare a fare il bagno” e lì uno dei due presunti assassini” si è disfatto del coltello che aveva avvolto in un calzino sporco di sangue, lasciandolo dietro agli scogli”.
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Secondo il racconto del giovane testimone, a un certo punto anche C. “ha preso dalle mani di M. il coltello con il quale ha anche lui colpito più volte Thomas Christopher che continuava a lamentarsi emettendo un verso come di morte. lo sono rimasto attonito e non ho avuto la forza di reagire, quando poi io, M. e C. ci siamo ricongiunti al resto del gruppo, tutti hanno saputo cosa era successo perché io, giunto per primo, l’ho raccontato”. Poi i ragazzi decidono di andare al mare.
Inoltre, i due avrebbero raccontato delle coltellate agli amici. C’è un rischio di premeditazione perché si parla anche del coltello già nello zaino insieme a un cambio di vestiti usati poi dopo l”omicidio.