Vittorio Sgarbi si dimette da sottosegretario. Ecco perchè e cos’ha detto in una intervista al Corriere della Sera
Vittorio Sgarbi si è dimesso da sottosegretario alla cultura. La decisione è arrivata ieri, 2 febbraio, e a raccontarla è lo stesso Sgarbi al Corriere della Sera. «L’ho fatto d’istinto – dice Sgarbi – dopo aver ricevuto il documento di condanna dell’Antitrust. Lo avevo letto sull’aereo. Il documento stabilisce l’incompatibilità tra il sottosegretario e Sgarbi».
Poi spiega: «Io sono diventato sottosegretario alla Cultura perché sono scrittore, conferenziere, critico d’arte. Ma questa non si può considerare una professione come fare il medico. Invece queste attività che faccio io per loro sono un’interferenza con l’attività di sottosegretario».
Sgarbi risponde al giornalista spiegando che «Non si capisce con che metro si misura questa incompatibilità. Ieri sera il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha presentato un suo libro. Il governatore del Veneto Luca Zaia ha parlato di un altro suo libro».
Quando gli viene sollevata la questione dei compensi, dice: «La questione non è se le attività sono a pagamento o sono gratuite. L’incompatibilità vale in tutti e due i casi, così è scritto nel documento dell’Antitrust, una sessantina di pagine».
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Tutto sarebbe partito da delle lettere anonime. Dice Sgarbi: «Con due lettere anonime di un tale Dario Di Caterino. Mi odia perché voleva lavorare per me e io invece non l’ho assunto». Rivela poi il contenuto delle lettere: «Si parlava della Milanesiana, della mia conferenza con Pupi Avati, quella su Caravaggio come fossero tutte attività professionali contrastanti con la mia attività di sottosegretario. Ma non solo queste».
Infine, annuncia azioni legali anche perché sarebbe stato violato il suo account ministeriale. Nell’ultimo post Facebook, Sgarbi ha scritto: “Con il ministro Gennaro Sangiuliano non ci parliamo dal 23 ottobre, quando mi ha dato la delega per andare a occuparmi della Garisenda. Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime. L’Antitrust ha ritenuto le indicazioni di lettere anonime come delle indicazioni credibili e ha dichiarato l’incompatibilità. Il ministro Sangiuliano ha compreso la lettera anonima, ha ritenuto che fosse degna e ha avuto ragione, mi compiaccio con lui. Lui rimane ministro e io solo Sgarbi”.