Short news, dall’Italia e dal mondo: le notizie del 1° dicembre in un click. il disastro della diga di Gleno e la cronaca
Oggi, primo dicembre, ricorre il centesimo anniversario del disastro della diga di Gleno. Per l’occasione il presidente Mattarella ha pubblicato un messaggio. Poi la cronaca con il caso Giulia Cecchettin e la morte sospetta della giornalista Patrizia Nettis.
Il disastro della diga di Gleno a 100 anni dai fatti
Il disastro della diga di Gleno, avvenuto il 1º dicembre 1923, fu un evento catastrofico provocato dal cedimento strutturale dell’appena ultimata diga del Gleno, in val di Scalve, in provincia di Bergamo, Italia. La diga, alta 60 metri e lunga 300 metri, era stata costruita per alimentare una centrale idroelettrica. Nelle prime ore del 1º dicembre, una violenta ondata di maltempo colpì la zona. Le forti piogge provocarono un aumento del livello dell’acqua nel bacino della diga, che iniziò a deformarsi. Alle 12:30, la diga cedette, provocando la liberazione di una massa d’acqua di oltre 20 milioni di metri cubi. L’onda di piena si propagò a valle con una velocità di oltre 100 chilometri all’ora, distruggendo tutto ciò che incontrava sul suo cammino. I paesi di Bueggio, Dezzo di Scalve, Strozza e Bagnolo di Val di Scalve furono completamente rasi al suolo. Il bilancio del disastro fu di 356 vittime, tra cui 200 bambini. La tragedia fu una delle più gravi nella storia dell’Italia. Le cause del disastro non sono state definitivamente accertate. Secondo alcuni, la diga era stata costruita con materiali di scarsa qualità. Altri hanno ipotizzato che il disastro sia stato causato da un errore umano. Il Presidente Mattarella ha detto in un lungo messaggio: “Sono trascorsi cento anni dal giorno del disastro della diga del Gleno che si squarciò la mattina del 1° dicembre 1923, dopo nefasti e purtroppo trascurati annunci. Oltre 350 persone vennero travolte e uccise: molte di queste erano fanciulli. La morte, il dolore, la sofferenza impressero un segno indelebile sulle comunità e sulle valli. L’Italia intera non dimentica, come non possono dimenticare le genti che hanno ricostruito dopo la catastrofe. Esprimo apprezzamento e vicinanza – prosegue il Capo dello Stato – ai Comuni di Angolo Terme, Azzone, Colere, Darfo Boario Terme, Schilpario e Vilminore di Scalve, promotori di iniziative che nella ricorrenza coinvolgono le loro comunità. Il crollo della parte centrale della diga del Gleno fu la conseguenza di gravi responsabilità nella progettazione e nella costruzione, di sconcertanti omissioni nelle autorizzazioni e nei controlli. Drammatiche lezioni di questa natura devono produrre maggiore lungimiranza e prudenza”. “Occorre – prosegue il Presidente della Repubblica -che si affermi una visione di lungo periodo nella tutela delle persone nei territori, non condizionata da interessi contingenti o indegni opportunismi. La memoria del disastro del Gleno contiene anche la solidarietà espressa alle comunità colpite e che sempre il nostro Paese ha manifestato con generosità e larga partecipazione di fronte alle difficoltà e ai bisogni in situazioni d’emergenza. È un tratto della nostra storia e della nostra cultura che interpreta il valore prezioso dell’unità”.
Caso Giulia Cecchettin, le novità
È in corso l’autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin. A svolgere l’esame autoptico è il professor Guido Viel, docente di anatomia patologica all’università di Padova, che è anche il consulente nominato dalla Procura di Venezia. La famiglia Cecchettin ha indicato come consulente Stefano D’Errico, che già si è occupato del caso di Liliana Resinovich. Presente anche l’entomologo forense Diego Vanin. L’autopsia può fornire importanti risposte sulle cause del decesso, può dire se vi sia stato accanimento o altri elementi che possano far pensare alle aggravanti per Turetta. Quest’ultimo è impegnato nell’interrogatorio di garanzia, ma il suo legale, l’avvocato Caruso, ai giornalisti che lo attendevano fuori la procura di Verona ha detto: “Non parlerò ne’ adesso, ne’ dopo l’interrogatorio”.
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Patrizia Nettis non si è suicidata. Ecco le ipotesi
Patrizia Nettis fu trovata morta nella sua abitazione lo scorso 29 giugno nella sua abitazione di di Fasano, in provincia di Brindisi. Il caso fu catalogato come suicidio, ma i genitori e il legale della famiglia sono convinti del contrario: «Io e i genitori di Patrizia – dice l’avvocato Giuseppe Castellaneta – siamo sempre più convinti, anche alla luce delle chat telefoniche tra i due uomini, che Patrizia non possa essersi suicidata senza un forte intervento esterno. Per questo motivo attendiamo la copia forense della relazione sui contenuti del pc e riteniamo che solo l’autopsia sarà in grado di dare risposta ai nostri dubbi sulla morte di Patrizia». Sospettati sono due uomini, con cui la donna ebbe forse una relazione e dalle indagini sarebbe emerso uno scambio tra i due di oltre 400 messaggi, alcuni dei quali anche con minacce per nulla velate verso la donna. Il padre della Nettis ha detto: «Sono rimasto disgustato dal contenuto sessista zeppo di parole poco degne per l’essere umano che le ha scritte, indicato come imprenditore». Per ora l’unico indagato per istigazione al suicidio è uno dei due uomini, un imprenditore della zona. L’altro uomo sarebbe un politico sempre della zona.