Omicidio del giovane egiziano, si sospetta la premeditazione. Inoltre sono ancora in corso le ricerche della testa della vittima
Abdelwahab Kamel, detto “Tito”, e Abdelghani Aly, detto “Bob”, rischiano l’accusa di omicidio premeditato per aver ucciso Mahmoud Abdalla, il 19enne egiziano ucciso e fatto a pezzi perché voleva lasciare il posto di lavoro perché si sentiva sfruttato.
Durante l’interrogatorio di convalida del fermo i due responsabili si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ma a loro carico ci sarebbero prove schiaccianti. Tra queste il fatto che poco prima dell’omicidio avevano comprato una mannaia e un coltello.
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Secondo quanto riportato da Tgcom24, fondamentali sono state “le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza a Sestri Ponente, che hanno ripreso Tito e Bob in due distinti momenti vicino ad un negozio cinese di Sestri. Nel secondo filmato si nota un sacchetto contente un oggetto contundente, che non era presente nelle prime immagini. Dallo stesso negozio risulta emesso, poco prima, uno scontrino per l’acquisto di un coltello e di una mannaia”.
Intanto, si è ancora alla ricerca della testa della vittima. Il corpo fu ritrovato nelle acque di Chiavari, ma privo della testa.