Processo crollo ponte Morandi, le dichiarazioni shock di Gianni Mion. Sapevano della pericolosità del ponte già 8 anni prima del crollo
Gianni Mion ex Ad della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, al processo per il crollo del Ponte Morandi ha rilasciato una deposizione che fa emergere ancora di più il fatto che si fosse a conoscenza della pericolosità del ponte. Ha detto in aula Mion: «Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ”ce la autocertifichiamo”. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico».
La presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, Egle Possetti ha commentato così le affermazioni di Mion: «La situazione del ponte era perfettamente a conoscenza dei vertici della società e dei suoi manager che però non hanno fatto nulla per evitare il disastro. È in ogni caso fuorviante affermare che il ponte era a rischio per un difetto costruttivo originario: se è stato su per 50 anni una ragione c’era. Chiaro che se per mezzo secolo non si investe in manutenzione e sicurezza poi si arriva al disastro: qualsiasi infrastruttura invecchia».
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La dichiarazione resa da Mion si riferisce al contenuto di una riunione del 2010, ovvero otto anni prima del crollo. Il ponte crollò il 14 agosto 2018, alle ore 11:36, causando la morte di 43 persone tra automobilisti in transito e alcuni dipendenti dell’Amiu (azienda municipalizzata di nettezza urbana) al lavoro nella sottostante isola ecologica.
Il disastro provocò danni anche a livello sottostante, 566 residenti della zona circostante dovettero essere sfollati e molti edifici residenziali troppo vicini al viadotto vennero successivamente demoliti.