Naufragio di Cutro, recuperato il corpo di un altro naufrago, un uomo di circa 40 anni è stato avvistato da dei pescatori
Si aggiorna il numero delle vittime del naufragio di domenica 26 febbraio a Steccato di Cutro, sulla costa calabrese. Dopo il ritrovamento odierno, le vittime sono 87. A quasi tre settimane dalla tragedia, alcuni pescatori hanno avvistato un altro corpo in mare. Il recupero è stato effettuato dai sommozzatori della Capitaneria di porto di Crotone, che hanno riportato a terra il corpo di un uomo di circa 40 anni.
Intanto, oggi sarà sepolta nel cimitero di Borgo Panigale, a Bologna, un’altra delle vittime del naufragio, una 17enne afgana.
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Questa mattina, il Santo Padre nell’Aula Paolo VI ha detto: “Quel naufragio non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta”.
Poi sottolinea l’importanza sui corridoi umanitari: “I corridoi gettano dei ponti che tanti bambini, donne, uomini, anziani, provenienti da situazioni molto precarie e da gravi pericoli, hanno infine percorso in sicurezza, legalità e dignità fino ai Paesi di accoglienza. Essi attraversano i confini e, ancor più, i muri di indifferenza su cui spesso si infrange la speranza di tantissime persone”.
Continua il Santo Padre “occorrono ancora molti sforzi per estendere questo modello e per aprire più percorsi legali per la migrazione. Dove manca la volontà politica, i modelli efficaci come il vostro offrono nuove strade percorribili. Del resto, una migrazione sicura, ordinata, regolare e sostenibile è nell’interesse di tutti i Paesi. Se non si aiuta a riconoscere questo, il rischio è che la paura spenga il futuro e giustifichi le barriere su cui si infrangono vite umane”. “Il lavoro che voi fate, individuando e accogliendo persone vulnerabili, cerca di rispondere nella maniera più adeguata a un segno dei tempi. Indica una strada all’Europa – prosegue il Pontefice -, perché non resti bloccata, spaventata, senza visione del futuro”.
“La storia europea si è sviluppata nei secoli attraverso l’integrazione di popolazioni e culture differenti. Non abbiamo allora paura del futuro!”, conclude il Papa.