Caso Orlandi, la madre di José Garramon ucciso da Accetti a soli 12 anni dice: “Il Papa vuole la verità”
Maria Laura Bulanti Garramon è la madre di Josè, il ragazzino uruguaiano ucciso a 12 anni nel dicembre 1983 da Marco Accetti, l’uomo che nel marzo 2013 si è autoaccusato del sequestro di Emanuela Orlandi. La donna, che in questi giorni è a Roma per turismo, con il figlio Martin e i nipoti.
La donna ha spesso incontrato Papa Francesco e ripone in lui grandi speranze che si possa fare chiarezza finalmente anche sulla strana morte di suo figlio: «Io sono assolutamente segura che papa Francesco si sta impegnando al massimo per fare luce su tutte queste vicende, lui vuole sempre la verità. Però non so se ci riuscirà. È il Papa, ha un potere enorme, ma ha anche tanti nemici. Lui vuole fare il bene, vuole trasparenza su tutto. Forse anche troppo… E poi – conclude con un sorriso amaro la signora Garramon – ha 86 anni, speriamo che il Signore gli dia il tempo…».
Il giovane fu investito nella pineta di Castel Fusano. Per la donna non si trattò di un incidente, ma di un omicidio su commissione.
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«Avrei potuto chiedere udienza in Vaticano oppure hablar de nuevo en tv, come qualche anno fa, per sensibilizzare tutti sull’assurda muerte del mio Josè ma questa volta ho preferito pensare a loro, ai ragazzi. – dice la donna al Corriere della Sera. I giovani hanno bisogno di guardare avanti. Stiamo andando in giro per musei, monumenti… Un dìa anche a Napoli, un dìa a Venezia per il Carnevale. Ma questo non vuole dire che mollo, la mia battaglia per la verità va avanti più forte di prima».
Secondo la donna: «L’intenzione di Accetti non era uccidere. Sono convinta che voleva essere un’azione, come se dice en italiano?, intimidatoria. Però mio figlio era muy intelligente, tentò di fuggire e quel delinquente lo travolse e abbandonò sul ciglio della strada».
Dietro il sequestro e la morte del bambini, sempre secondo la donna, pare ci fosse un tentativo di ricatto nei confronti del marito. Si legge infatti sul Corriere della Sera: “Marco Accetti quel pomeriggio del 20 dicembre 1983 caricò José all’Eur e lo portò con il furgone Transit in direzione Ostia non autonomamente, ma «su ordine di qualche amico massone di suo padre, che era iscritto alla Loggia mediterranea, oppure di qualche faccendiere o criminale mai identificato». Il tutto con un obiettivo: «spaventare» lei e suo marito, frenare la loro attività di oppositori ai regimi di destra, che li aveva posti nel mirino delle polizie segrete alleate nel piano Condor”.
La verità sembra ancora lontana, quel che è certo è che Accetti ricompare anche in questo caso, come in quello di Emanuela Orlandi.