Il killer era già stato arrestato per maltrattamenti
Zlatan Vasiljevic, 42enne bosniaco, è il nome dell’uomo che ieri, prima di suicidarsi, ha ucciso l’ex moglie Lidia Miljkovic di origine serba e la compagna venezuelana, Gabriela Serrano.
Secondo gli inquirenti il killer avrebbe ucciso prima la sua compagna sparandole un colpo alla nuca. Poi con il corpo della donna in macchina, si sarebbe diretto dall’ex moglie, presso un quartiere vicentino, la Gogna, dove la donna lavorava. Alla vista della donna, l’uomo avrebbe esploso vari colpi di pistola, uccidendola, per poi tentare la fuga. La corsa di Vasiljevic pare si sia interrotta in tangenziale, dove si sarebbe tolto la vita con un colpo di pistola in bocca.
Il bosniaco era già stato denunciato dall’ex moglie per maltrattamenti fino ad essere arrestato nel 2019. Sul 42enne pendeva già da tre anni il divieto di avvicinamento alla donna. Durante questo periodo pare abbia seguito un percorso riabilitativo per il quale avrebbe conseguito un attestato che gli avrebbe permesso di ottenere dei benefici rispetto alla pena scontata in carcere.
Tutti i conoscenti di Lidia Miljkovic hanno manifestato la loro rabbia nei confronti degli assistenti sociali e dei giudici. Troppa libertà sarebbe stata lasciata, a loro avviso, a Vasiljevic il quale anche attraverso i social aveva iniziato a dare segni di insofferenza: “L’uomo non è fatto per le sconfitte. Un uomo può essere distrutto, ma mai sconfitto”. Questa una delle frasi che dimostra quale fosse lo stato d’animo dell’assassino.
Daniel Mondello, il compagno di Lidia, ha dichiarato: “Per loro ormai era una brava persona. Vorrei che giudici e assistenti venissero al funerale di Lidia e guardassero bene quella bara”.