Circa 800 i civili all’interno al momento dell’attacco
All’alba dei fallimenti delle trattative sul grano, lo scontro per il controllo del Donbass si fa sempre più duro. Attualmente il teatro del conflitto è la città di Severodonetsk, dove oggi i russi hanno bombardato l’impianto chimico Azot, all’interno del quale c’erano circa 800 civili. La città sarebbe l’ultimo baluardo per la difesa del territorio contro i russi. Pare, infatti, che all’interno della fabbrica ci siano anche delle forze militari ucraine.
Dopotutto, il presidente Zelensky aveva preannunciato che la battaglia di Severodonetsk sarebbe stata difficile. La città è il punto strategico per impossessarsi definitivamente della regione del Donbass. Dopo la devastazione di Mariupol e i fatti dell’acciaieria di Azovstal, i russi erano consapevoli che l’offensiva successiva e decisiva per la presa totale della regione sarebbe dovuta passare da lì.
Questa è solo l’ultima delle manovre russe per impossessarsi del Donbass. Il ministro della difesa russo, Serghei Shoigu, ha immediatamente rivendicato la presa dell’intera regione di Lugansk, riuscendo a dare un seguito mediatico agli attacchi.
Il governatore di Lugansk, Serhiy Haidai ha dichiarato: “con le armi dell’occidente potremmo riconquistare Severodonetsk”.
Mosca pare ora puntare alla città di Lysychansk, separata solo dal fiume Seversky Donets, dove già da giorni hanno riparato molti soldati ucraini. La città sarebbe l’ultimo centro urbano importante nell’oblast ancora controllato da Kiev. L’altro centro, dichiarato da Shoigu, sarebbe Popasna. La presa di Popasna permetterebbe ai russi di chiudere definitivamente la morsa sul Lugansk e di concentrarsi sul Donetsk per completare la presa del Donbass.