Soldato ucraino torturato e liberato. Ecco il suo racconto dei 18 giorni di prigionia nelle mani dei soldati russi
Un giovane soldato ucraino di 23 anni ha raccontato al Corriere della Sera la sua esperienza di prigioniero di guerra: «Mi hanno torturato, hanno minacciato di tagliarmi un dito. E mi hanno spaccato un dito del piede». «Sono stati i kazaki a fare il lavoro sporco. Erano loro che ci picchiavano».
Inoltre, «Ma non scrivete dove mi trovo, tra pochi giorni sono di nuovo al fronte, rischio di essere giustiziato».
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Sul motivo delle torture, dice il giovane: «Non volevano informazioni particolari, sapevano già le risposte. Ci torturavano tanto per…». Il giovane ha raccontato di un compagno cui hanno sparato al ginocchio: «Poi i russi venivano a medicarci. Loro facevano la parte dei buoni». Ma c’è chi è stato ucciso «perché ha provato a scappare».
Sulla sua liberazione ha detto: «Quando ci hanno scambiato, mi hanno fatto firmare un foglio, non mettetemi in pericolo. Non scrivete dove mi trovo». Nel frattempo attende di essere richiamato per tornare in prima linea: «Non ho paura, voglio farlo».
«Dopo le percosse, ho perso i sensi in diverse occasioni. Quando mi riprendevo, chiedevo ai russi di poter chiamare la mia fidanzata per salutarla. Pensavo di star per morire. Ma non me l’hanno mai permesso».
Sulla strategia dei russi aggiunge: «I russi cercano di convincere la popolazione che sono dalla loro parte. Distribuiscono cibo e cercano di sembrare buoni». Dopo 18 giorni di prigionia, con rabbia, dice il giovane: «E c’è ancora chi dall’Europa mi dice che non ci crede, che è solo propaganda. E io mi arrabbio. Urlo: guardate cosa mi hanno fatto».