Covid in Italia, l’indice Rt torna a salire, calano leggermente le terapie intensive. I dati ufficiali dell’Iss
Sono stati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità i dati principali emersi dalla cabina di regia. Continua ad aumentare in Italia l’indice Rt, mentre si registra una diminuzione dei casi in terapia intensiva.
Le Regioni dove i dati risultano essere in aumento sono: Abruzzo (1095,1), Basilicata (1209), Calabria (1118,5), Lazio (1023,5), Marche (1187,1), Puglia (1352) e Umbria. L’incidenza in queste regioni supera i 1000 casi per 100mila abitanti.
L’Iss, inoltre, informa:
- Aumenta l’incidenza settimanale a livello nazionale: 848 ogni 100.000 abitanti (18/03/2022 -24/03/2022) vs 725 ogni 100.000 abitanti (11/03/2022 -17/03/2022), dati flusso ministero Salute.
- Nel periodo 2 – 15 marzo 2022, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,12 (range 0,87 – 1,44), in aumento rispetto alla settimana precedente e con un valore superiore sopra la soglia epidemica. Lo stesso andamento si registra per l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero: Rt=1,08 (1,05-1,11) al 15/03/2022 vs Rt=0,90 (0,88-0,93) al 8/03/2022.
- Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 4,5% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 24 marzo) vs il 4,8% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 17 marzo). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 13,9% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 24 marzo) vs il 12,9% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 17 marzo)
- Quattro Regioni/PPAA sono classificate a rischio Alto a causa di molteplici allerte di resilienza. Le restanti Regioni/PPAA sono classificate a rischio
- Moderato, di cui tre ad alta probabilità di progressione a rischio alto secondo il DM del 30 aprile 2020.
- La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in lieve aumento (15% vs 14% la scorsa settimana). È stabile la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (37% vs 37%), mentre è in lieve diminuzione quella dei casi diagnosticati attraverso attività di screening (48% vs 49%).