Omicidio Regeni, la ricostruzione dei fatti dal 2016 ad oggi tra depistaggi e rinvii come l’ultimo di ieri alla prima udienza del processo
La morte di Giulio Regeni continua a far parlare di sè, soprattutto perchè i colpevoli ancora non sono stati consegnati alla giustizia, essendo in attesa di processo. Proprio ieri, primo giorno del processo, è arrivata la notizia della sua sospensione perchè non si ha la certezza che il procedimento sia a conoscenza degli imputati. Ma come si è arrivati a questo punto? Cerchiamo di ricostruire i fatti principali.
Giulio Regeni era un giovane ricercatore, che nel 2016 è in Egitto. Il 25 gennaio 2016 viene diffusa la notizia della sua scomparsa. Poco dopo si apprende di un rapimento avvenuto nella metropolitana di Dokki. Pochi giorni dopo, il primo febbraio, il corpo senza vita del giovane viene ritrovato sul ciglio della strada nei pressi de Il Cairo. Sul corpo evidenti segni di tortura.
Ne consegue il rientro della salma in Italia con l’apertura di una inchiesta per capire come sono andati i fatti e scoprire i responsabili, ma presto iniziano i depistaggi egiziani. Il 24 marzo dello stesso anno il governo egiziano dice di aver ucciso gli assassini di Regeni, una banda criminale. Inoltre, aggiungono che nell’abitazione della sorella del capo della banda sono stati rinvenuti oggetti personali di Regeni, tra cui i suoi documenti.
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Dal mese di novembre le autorità italiane si muovono in vari modi, poco convinte della versione egiziana. Ritirano l’ambasciatore e chiedono gli oggetti personali di Regeni. Seguono altre azioni, ma molti sono i punti da chiarire. Ad esempio il ruolo della professoressa di Regeni, che non ha mai voluto collaborare alle indagini e di Mohamed Abdallah. Quest’ultimo è il capo del sindacato degli ambulanti egiziani e, come spiega Agi, la persone che pare abbia denunciato il ricercatore italiano credendolo una spia.
A gennaio 2018 Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Roma, parla del movente dell’omicidio, che va ricercato all’interno del lavoro di Regeni. I rapporti tra Italia ed Egitto si fanno tesi. Le indagini preliminari proseguono fino al 10 dicembre 2020, quando i magistrati romani chiudono le indagini nei confronti di quattro 007 egiziani. Per un quinto viene chiesta l’archiviazione. A maggio 2021 i 4 egiziani sono mandati a processo, mentre ieri era fissata la prima udienza.