La perpetua vita in ‘La guerra dei mondi’ di H.G. Wells rende drammatico ogni capitolo; dall’immobilità dell’attesa alla fuga per la sopravvivenza.
Benvenuti e bentornati alla rubrica Un libro in 361 parole. Oggi tratterò il romanzo ‘La guerra dei mondi‘ di H.G.Wells. La perpetua vita in ‘La guerra dei mondi’ guarda alla globalità degli esseri viventi presenti all’interno della narrazione. Oltre agli aspetti scientifici presenti nell’opera, si osserva un approccio universale nei riguardi della vita; la forma varia, ma resta perpetua.
Ci sono centinai di cose che ho visto con questi occhi ma che ho cominciato a vedere con chiarezza solo in questi ultimi giorni.
H.G. Wells, insieme a Jules Verne e Hugo Gernsback, è considerato il padre dello scientific romance; alcune delle opere che rientrano nel genere sono The island of Dr.Moreau (1896), The invisible man (1897) e appunto The war of Worlds (1898).
Recensione
Woking e le cittadine limitrofe a Londra vivono nella quieta quotidianità in mezzo a verdi colline, parchi e boschi. Le persone sono intente a godere della bellezza privilegiata del luogo in cui vivono, dalle dimore alle strade pulite, dal pane appena sfornato di cui si percepisce il profumo salato e morbido al giornale fresco di stampa ogni mattina.
La gioiosa staticità dei giorni che passano uno in fila all’altro dona un’atmosfera tanto invitante quanto cinica. La nota di cecità e indifferenza dell’uomo si mostra nell’assenza di interesse alla notizia che strani cilindri cadono sulla Terra a intervalli regolari. La tracotanza di un’innegabile superiorità umana non lascia spazio al dubbio che essi possano contenere delle forme di vita.
Nei pressi di Woking cade uno dei cilindri. I primi a raggiungere il posto hanno tutt’altra opinione della reale possibilità che i marziani siano arrivati a calcare il suolo terrestre. Nessuno di loro però si aspetta il motivo per cui sono giunti da Marte sulla Terra: la vogliono reclamare.
Vidi che il cumulo delle nuvole era stato trafitto da una traccia di fuoco verde che ne aveva improvvisamente illuminato il turbinio, precipitando nel campo alla mia sinistra. Era la terza stella cadente!
L’uomo, sull’onda della sua potenza, dell’idea del progresso foraggiata dall’urbanizzazione e della meschina credenza di poter disporre di ogni essere e oggetto, nemmeno prende in considerazione l’idea che gli alieni possano volere la Terra per sé.
Non hanno alcun scopo di conquista, né aspirazioni a comunicare. Sono più avanzati intellettualmente e tecnologicamente rispetto agli umani e ai loro occhi quanto gli umani sono ritenuti forme di vita intelligenti? Dopo la parte iniziale della narrazione la domanda permea le pagine de ‘La guerra dei mondi’ fino alla fine.
Nell’opera di Wells sono contenute denunce, preoccupazioni e lungimiranza. La denuncia per un modo di vivere dell’essere umano che razzia e distrugge senza ritegno. Le preoccupazioni per la guerra, crudele portatrice di sconfitta. La lungimiranza di un pensiero che ritiene l’essere umano né superiore né inferiore, bensì considera la possibilità che umana non sia la sola forma di vita nell’universo.
Era un profondo sollievo che lo sguardo si staccava dalle scure ferite del terreno e il rosso cupo dei campi per posarsi sul dolce verde azzurro della colline a est.
Un elemento che mi ha colpita nella narrazione è il modo con cui il protagonista osserva; guarda alla perpetua vita che prosegue nonostante gli stravolgimenti e le distruzioni. Il contrasto che nasce dal suo punto di vista permette una totale immersione nella storia e fa riflettere sulle conseguenze dei gesti e del pensiero umani.
Ti ringrazio per aver letto la recensione a ‘La guerra dei mondi’ di H.G. Wells. A venerdì prossimo per una nuova recensione!