Giuseppe Conte ha postato un messaggio di cordoglio, che è anche una riflessione, per la morte della giovane Luana D’Orazio, avvenuta ieri suo posto di lavoro
Era una giornata come tutte le altre, un turno in fabbrica come gli altri, ma qualcosa è andato storto per la giovane Luana D’Orazio, morta dopo essere rimasta impigliata in una macchina della fabbrica in cui lavorava.
La triste vicenda, che registra l’ennesima morte sul luogo di lavoro, si è registrata nella mattinala di ieri, lunedì 3 maggio, ed è avvenuta in una azienda tessile di Montemurlo, in provincia di Prato. Luana, che aveva appena 22 anni ed era da poco diventata madre, era nella sua postazione quando il macchinario che ordina i fili, l’ha trascinata nei suoi ingranaggi, straziandone il corpo, di fronte all’incredulità dei colleghi e delle colleghe.
Dalle prime indiscrezioni e dal racconto dei colleghi, pare che la donna sia stata risucchiata dal rullo della macchina dove, evidentemente era rimasta impigliata, in che modo è ancora da accertare. Tempestivamente il macchinario è stato fermato, purtroppo, per la povera Luana non c’è stato più nulla da fare, nonostante il tempestivo intervento dell’ambulanza.
La notizia ha sconvolto tutta la comunità e il sindaco di Montemurlo si è dichiarato sotto choc per l’accaduto:«È una tragedia che colpisce tutta la comunità e mi stringo – dice il sindaco Simone Calamai – in segno di cordoglio, anche a nome di tutta l’amministrazione comunale, alla famiglia della giovane. Aveva avuto un figlio da poco, era felice. Siamo vicini al piccolo e a tutta la famiglia».
Anche Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, è intervenuto sull’accaduto: «A 22 anni si ha una vita davanti, a 50 si ha una famiglia alle spalle, in tutte le età si hanno progetti e sogni da realizzare. Morire ancora sul lavoro non è accettabile. Quasi ogni giorno, una lavoratrice, un lavoratore si reca al lavoro e non fa più ritorno a casa. Certo poi ci sono le verifiche, le inchieste, le multe, i risarcimenti, ma la vita non si può risarcire o monetizzare. Dobbiamo riportare centrale il tema della sicurezza sul lavoro nelle aziende».
Tantissimi i messaggio sui social di amici e conoscenti, ma anche di persone appartenenti al mondo politico. E’ di pochi minuti fa, il lungo messaggio, postato su Facebook, di Giuseppe Conte, che ricordando la giovane vittima, ha fatto appello alle forze politiche perché diano segni concreti per risolvere i problemi dalla loro radice:
“La morte sul lavoro di Luana D’Orazio, una giovane mamma, è un evento tragico che non può lasciarci indifferenti.
Luana non c’è più. La sua giovane vita si è spezzata. Non ci sono più i suoi sogni, la sua intraprendenza. Non c’è più quella giovane donna che, come tanti altri suoi coetanei, era determinata a crescere suo figlio superando le fatiche quotidiane, gli ostacoli della vita, grandi e piccoli.
Questa tragedia quando ancora risuonano gli echi della festa del Primo Maggio. Tra le proposte che ho avanzato in occasione della festa del lavoro vi è anche il progetto di riscrivere lo Statuto dei lavoratori, che risale al 1970. Quel testo storico va aggiornato in modo da rafforzare le garanzie dei lavoratori, le condizioni di sicurezza sul lavoro, il catalogo dei loro diritti rispetto alle insidie delle nuove tecnologie digitali. Dobbiamo rivendicare la piena affermazione del diritto al lavoro, ma anche del diritto al tempo libero, del diritto a espletare le prestazioni in ambienti sicuri e confortevoli, la possibilità di godere di un aggiornamento professionale continuo.
Non bastano le rituali condanne e le ricorrenti folate di sdegno per quelle che ormai correntemente chiamiamo ‘morti bianche’. L’alto numero di decessi sul lavoro non rende merito alla grande tradizione democratica del nostro Paese. Da inizio anno più di una persona al giorno è deceduta sul lavoro, perlopiù nel silenzio generale.
In Italia la sicurezza sul lavoro non può e non deve essere un diritto di pochi. Le forze politiche, i rappresentanti delle istituzioni, i rappresentanti delle associazioni di categoria e sindacali, tutti insieme abbiamo il dovere di fare di più. È necessaria un’azione politica unitaria che parta dalla riscrittura della Carta dei diritti dei lavoratori e dalla consapevolezza che la sicurezza sul lavoro “costa”.
Una elevata sicurezza sul lavoro, infatti, comporta spese ingenti, investimenti cospicui, che non consentono risparmi a danno dei lavoratori, ma che potrebbe essere giusto riversare, almeno in parte, sulla intera collettività, in modo da rafforzare il livello di competitività delle imprese senza compromettere la vita e la salute dei lavoratori.
La politica deve offrire risposte chiare e affrontare i problemi alla radice. Lavoro sommerso, racket, sfruttamento e assenza di tutele sono nemici che dobbiamo affrontare senza divisioni. Dobbiamo ascoltare le voci di chi aiuta le lavoratrici e i lavoratori a emergere da situazioni di illegalità, abbiamo il compito di raccogliere le grida di dolore e costruire una risposta coesa che intervenga quanto prima nelle pieghe più lacunose della nostra normativa in materia di lavoro e welfare.
Valutiamo anche l’istituzione di una commissione di inchiesta bicamerale, che lavori a spettro ampio, sfruttando l’impegno comune di tutti i parlamentari, per dare ai cittadini quella prova di responsabilità ed efficacia su cui spesso la Politica ha glissato con eccesso di timidezza.
Dobbiamo agire, perché la precarietà non sia una condizione irreversibile del lavoro, perché la morte non sia un tragica eventualità con cui fare i conti uscendo di casa al mattino”.