Dopo la notizia dell’aggravamento delle condizioni di salute dell’attivista russo Alexei Navalny è stato disposto per lui il trasferimento nel reparto ospedaliero
Nei giorni scorsi si è concentrata l’attenzione sulla vicenda russa di Alexei Navalny, l’oppositore di Putin in carcere dallo scorso gennaio. Negli ultimi giorni lo staff dell’attivista aveva annunciato le gravi condizioni di salute dell’uomo, che sarebbe in fin di vita e denunciato l’impossibilità di far visitare il detenuto da uno staff medico di fiducia.
Da diverse settimane Navalny avrebbe intrapreso uno sciopero della fame, che ne avrebbe debilitato il fisico, portandolo al rischio di blocco renale e altre complicazioni gravi come l’arresto cardiaco. Inoltre, lo staff dell’attivista ha denunciato la mancanza di cure mediche sufficienti da parte delle autorità che lo tengono in custodia.
La notizia di oggi è che per Alexei Navalny è stato disposto il trasferito nel reparto ospedaliero della colonia penale IK-3. Lo staff dell’uomo ha sottolineato che il trasferimento non fa altro che sottolineare le gravi condizioni di salute del detenuto. Secondo quanto trapela dalla colonia penale, invece, le condizioni di Navalny sarebbero soddisfacenti. Invece, si sospetta che l’uomo abbia febbre alta e una grave tosse, probabilmente sintomi di una grave infezione da tubercolosi, epidemia presente nella colonia dei detenuti.
Alexei Navalny, attivista russo di origini ucraine, è il segretario del Partito del Progresso e presidente della Coalizione Democratica, conosciuto per le sue lotte contro Putin e la corruzione. Per questo motivo è finito spesso in carcere e lo scorso agosto è stato avvelenato con un agente nervino, rischiando la vita. Dopo essere guarito è tornato in Russia e all’aeroporto è stato arrestato.
La questione Navalny è diventata internazionale, tant’è che il consigliere per la Sicurezza Nazionale USA, Andrew Sullivan, ha parlato di gravi conseguenze per il governo russo se dovesse accadere qualcosa di irreparabile a Navalny. A fargli eco è anche Josep Borrell, alto rappresentante per la politica estera dell’UE, mentre il Cremlino ha replicato di non essere intenzionato a “recepire” le dichiarazioni fatte dai rappresentanti di altri Stati.