In conferenza stampa Laura Pausini ha raccontato della nomination agli Oscar tra commozione e il ricordo degli inizi
A quindici giorni esatti dalla vittoria dei Golden Globes, ieri Laura Pausini è stata raggiunta dalla notizia della nomination agli Oscar 2021 nella categoria Best Original Song per il brano “Io sì/Seen”, l’original song del film prodotto da Palomar per Netflix “The life ahead/La vita davanti a sé” con la regia di Edoardo Ponti e il grande ritorno alle scene di Sophia Loren.
Il brano “Io sì/Seen” è nato dalla collaborazione con la pluripremiata compositrice statunitense Diane Warren (undici nomination agli Oscar), Bonnie Greenberg (music supervisor di film come Tutto può succedere, Il matrimonio del mio migliore amico, What women want e The Mask) e, per il testo italiano coscritto con Niccolò Agliardi.
Oltre al Golden Globe Award, ottenuto proprio nella categoria Best original song, “Io sì (Seen)” ha conquistato anche l’Hollywood Music in Media Awards, e il Satellite Award, importanti riconoscimenti che si aggiungono al fenomenale palmares dell’artista italiana più riconosciuta e stimata al mondo, già vincitrice di un Grammy Award (2006) e di quattro Latin Grammy Awards (2005, 2007, 2009, 2018).
“La nomination agli Oscar è arrivata in un momento così contrastante che credo e spero sia una gioia per tutti gli italiani. Dalla vittoria del Festival di Sanremo dentro di me è nata la voglia di non accontentarmi” sono state le prime parole dette in conferenza stampa da una Laura Pausini confusa, ma emozionata e felice.
“I premi significano sempre qualcosa. Nel mio caso, non arrendermi e cominciare qualcosa di nuovo. Il Golden Globe vinto e la nomiation agli Oscar sono cose così grandi rispetto a quello che ho sognato che a volte mi sento così piccola e tutto ciò mi spaventa. Sono una donna che ha ancora le stesse ansie e lo stesso modo di gioire della ragazzina che ero e che ha vinto il Festival di Sanremo, ma ho imparato tanto in questi anni” ha dichiarato la cantante di Solarolo che a chi le ha chiesto perché si sente piccola ha risposto: “Mi sento più piccola perché la gente si aspetta di più, io mi aspetto di più da me. Come si fa a fare di più? Sono impaurita, ma questi traguardi mi hanno dato la voglia di spingere sull’acceleratore per fare di più”.
Laura Pausini, quarantasette anni a maggio, in videoconferenza risponde alle domande dei giornalisti con garbo e con autenticità, la stessa che negli anni l’ha fatta apprezzare da milioni di persone in tutto il mondo. Non cela emozioni o pensieri e ammette: “Se dovessi vincere, un altro premio dovremmo inventarcelo noi. Ho la testa molto confusa da ieri. Ho fatto delle interviste con gli americani. Molti dei quali sono entusiasti dalla canzone. È tutto così gigante in un momento così strano, in cui siamo a casa. Come la giustifico questa contraddizione anche con me stessa”.
“Io sì/Seen” è tra i trenta brani più suonati in radio in America al momento e la cantante si è anche commossa pensando al periodo di pandemia e alla gioia che sta provando così in contraddizione tra loro ammettendo di avere paura in Italia perché sente forte il peso della responsabilità, all’estero invece no.
Ha raccontato di aver sentito subito Sophia Loren e il regista del film Edoardo Ponti: “Appena sento i loro nomi sono piena di riconoscenza perché mi hanno scelto loro, mi ha scelto lei. La canzone è il proseguimento del messaggio del film che voleva dare la Loren”. Tornando a parlare della canzone, Laura Pausini ha detto: “Quando ho sentito la canzone era in inglese. Edoardo mi ha chiesto di fare una frase in italiano. Diane ha detto proviamo a farla tutta in italiano. Mi piaceva che il titolo Seen avesse già in sé il senso del film. Con Niccolò abbiamo impiegato un mese per scrivere il testo, anche perché non volevamo cambiare la metrica”. E sul rapporto con Diane Warren: “Sento Diane Warren da agosto. L’ho conosciuta anni fa a Los Angeles ma non siamo mai riuscite a lavorare insieme. Siamo molto gasate adesso che abbiamo trovato il nostro momento. Lei è una combattente, non intende perdere questo Oscar, dopo undici volte nominata. Si è innamorata del messaggio del film per questo crede che questa canzone sia più speciale di altre”.
A chi le ha chiesto della costruzione del suo successo, su come è arrivata fino a qui la Pausini ha spiegato: “Tutto quello che ho costruito non mi ha portato nessun premio. Non è stato costruito l’Oscar. Ho solo cantato una canzone per un film. Quando ho vinto il Grammy non avevo fuori nessun singolo e nessun disco. Ci sono delle regole che se io seguo non succede nulla. Con me vince la spontaneità. Bisogna lavorare duro e raccontare le cose che fai. Io ho fatto questo chiedendo di poterci essere sempre. So cosa significa darsi da fare. Mi rimbocco le maniche se c’è da fare”.
E infine sulla dedica della nomination, Laura Pausini non ci ha pensato due volte e ha detto: “Questa nomination la dedico al mio babbo. Ho cominciato con lui a casa. È un musicista e cantante. Ha lavorato nelle orchestre romagnole e anche con Raoul Casadei. Quando ero adolescente ha deciso di lasciare la vita delle orchestre e fare piano bar con un suo collega. Non ho mai avuto un padre che mi ha detto che dovevo cantare. Ha aspettato e quando ho fatto 8 anni mi ha chiesto cosa volevo e io gli ho detto che volevo il microfono. Da quella sera abbiamo iniziato qualcosa di unico e adesso è qui. Ed è insieme. Mio padre mi ha sempre detto che i miei sogni erano troppo piccoli perché volevo fare il piano bar. Non volevo andare neppure a Sanremo. Io nella mia vita volevo cantare. Il mio principio è sempre la musica. Questa cosa me l’ha insegnata lui. Questa nomination la dedico a quell’uomo lì perché merita più di me questa nomination”.
“Incrociamo le dita perché adesso andiamo tutti a giocarcela. Stavolta, se non vinco mi rompo un po’. Voglio crederci stavolta, almeno proviamoci. Al massimo non cambia nulla se non accade” ha chiosato Laura Pausini.