Chi era il carabiniere Vittorio Iacovacci ucciso ieri insieme all’ambasciatore Luca Attanasio in un attentato vicino a Kanyamahoro
Da giovanissimo aveva deciso di indossare la divisa: lasciato il paesino di Sonnino, un piccolo centro dei Monti Lepini, per servire l’Italia, si era trasferito e aveva fatto il suo percorso nell’Arma presso il 13º Reggimento carabinieri Friuli Venezia Giulia, e alle spalle anche un passato nella Folgore.
Già dal settembre del 2020 Vittorio Iacovacci era a Kinshasa, la capitale del paese. C’era arrivato dopo anni di addestramento: prima nella scuola Allievi carabinieri Iglesias e poi a partire dal dicembre del 2016 a Gorizia. È a Gorizia che era stato formato per i servizi di scorta a personalità diplomatiche. Quindi sei mesi fa, era stato assegnato per il servizio di scorta dell’ambasciatore in Congo Luca Attanasio. Il loro assassinio, avvenuto ieri alle nove (ora italiana) di mattina, vicino a Kanyamahoro, getta nello sconforto il Paese e i familiari: i genitori agricoltori, la fidanzata, la sorella e un fratello.
Proprio la sorella minore a breve partirà per il Congo per riportare la salma del fratello in Italia, a casa, nella villetta di Capocroce, frazione di Sonnino (Latina).
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Intanto è stato proclamato il lutto cittadino dal sindaco di Sonnino, Luciano De Angelis: «La comunità è sgomenta per questa giovane e tragica perdita». Un ragazzo pieno di vita e orgoglioso del suo lavoro: «Era un ragazzo indescrivibile, pieno di vita, era orgoglioso di quello che faceva», lo descrive così ai cronisti lo zio Benedetto. Mentre suo zio Marco: «Non sono in grado di parlare per il dolore. Amava la sua fidanzata ed il calcio», racconta a Il Mattino. Era innamorato della fidanzata e insieme avevano deciso di sposarsi in estate, come racconta una zia che spiega: «era un bravissimo ragazzo. Era fidanzato con una ragazza originaria del Nord che ora vive e lavora qui a Sonnino. Erano una bellissima coppia, avevano già preparato casa e dovevano sposarsi. L’ho visto l’ultima volta a settembre prima che partisse».
«I carabinieri ancora una volta pagano un prezzo altissimo per il loro servizio fatto di impegno e di sacrificio, a tutela della sicurezza dei cittadini, delle istituzioni, all’Italia e all’estero», ha dichiarato il comandante generale dell’Arma Teo Luzi.