Tiene banco il caso tamponi
Caos in casa Lazio. Dopo l’inchiesta da parte della Procura Federale spuntano fuori nuovi retroscena sul caso tamponi.
Secondo quanto riporta “Gazzetta dello Sport” l’Asl di Roma 1 avrebbe parlato solo telefonicamente con la Lazio non ricevendo alcuna comunicazione formale sui casi di positività e non potendo disporre nessun concatct tracing come previsto dal protocollo Figc e dalla legge.
I club sono infatti tenuti a comunicare i casi alle autorità locali che una volta appreso dovrà predisporre la quarantena e nel caso dei club una quarantena soft per il gruppo squadra autorizzato a spostarsi solo per allenamenti e partite.
Il caso è nato quando l’attaccante della Lazio, Ciro Immobile è stato trovato due volte positivo da Synlab di Firenze su cui si basa la Uefa (il 26 ottobre e il 2 novembre).
Nel mezzo ha gioca la partita contro il Torino (1 novembre) dopo due tamponi negativi dal 30 e 31 ottobre (effettuati da un laboratorio di Avellino) che confermavano la bassa positività. Immobile avrebbe comunque violato la quarantena senza ricevere una autorizzazione da parte dell’autorità sanitaria.
Inoltre il 4 novembre, per la partita di Champions non è potuto scendere in campo, perché secondo i parametri Uefa, che si basano sulla positività a un gene il calciatore era ancora positivo.
Intanto la società ha sottoposto di nuovo tutti ai tamponi presto la clinica Futura Diagnostica di Avellino i cui parametri non sono però uniformi a quelli Uefa. C’è da sciogliere il nodo e capire se Immobile e gli altri trovati positivi riusciranno a esserci per la sfida contro la Juventus.
Il responsabile sanitario del club, Ivo Pulcini, ha spiegato:”Per la Uefa, anche chi è positivo al gene N deve essere isolato, mentre in Italia può scendere in campo”.