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Mauro De Mauro, il giallo sulla morte del giornalista del “L’Ora”

Il delitto di mafia è avvenuto il 16 settembre 1970. Cinquant’anni senza verità

Una storia fatta di depistaggi e un mistero lungo cinquant’anni quello del giornalista del giornale L’Ora, Mauro De Mauro, che fu sequestrato il 16 settembre 1970 a pochi passi dalla sua abitazione, in viale delle Magnolie, a Palermo.

Quella sera del 16 settembre di 50 anni fa lo aspettarono invano la figlia Franca e il fidanzato Salvo Mirto: furono loro a sentire la voce che gridava “amunì“(andiamo, ndr), lo sbattere di sportelli e poi l’auto sgommare in direzione di viale delle Alpi.

I depistaggi

Poi le indagini di polizia e carabinieri, che portarono a piste a volte credibili, altre volte fantasiose. E soprattutto depistaggi. Si sono svolti tre processi: uno nel 1983, l’altro nel 1992 e infine nel 2001). Insomma una storia che è stata ostacolata sino a quando a chiarire qualcosa sul delitto sono intervenute le rivelazioni dei pentiti: Buscetta, Mutolo, Francesco Marino Mannoia, Francesco Di Carlo.

Ma come lo ha definito la figlia Franca, le loro rivelazioni non sono servite ad abbattere questo “muro di gomma”. Infatti l’ultimo processo in Cassazione (siamo nel 2015) si è concluso con l’assoluzione dall’accusa di essere il mandante del sequestro del giornalista, Totò Riina.

Stando a quanto svelarono i pentiti, il capo dei capi, insieme a Bernardo Provenzano, avrebbe fatto parte del commando che si occupò del sequestro De Mauro quella sera in via delle Magnolie, trasferendolo immediatamente a Villagrazia nel baglio di Stefano Bontade, boss di Palermo Est.

Qui si interromperà la vita del giornalista: Mauro fu infatti interrogato dal fedelissimo del capomafia, Emanuele D’Agostino che lo avrebbe strangolato dopo e sepolto in un agrumeto. Il corpo del giornalista non fu mai trovato.

Ma cosa avrebbe scoperto Mauro, sempre in prima linea, firma importante del giornale pomeridiano palermitano nel decennio Sessanta-Settanta? “Ho in mano uno scoop che mi darà il premio Pulitzer”. Così il giornalista aveva detto a sua figlia pochi giorni prima di morire.

Mauro De Mauro avrebbe scoperto, collaborando alla sceneggiatura del film “Il caso Mattei” di Francesco Rosi, chi aveva ordinato l’attentato a Mattei, presidente dell’Eni.

Il delitto senza impronta

Dell’omicidio del giornalista si parla di “un delitto senza impronta”, dove la mafia avrebbe avuto un ruolo determinante. Andiamo con ordine. Dicevamo che De Mauro avrebbe scoperto chi aveva commesso l’attentato al presidente dell’Eni Mattei: il suo rivale, Eugenio Cefis con la complicità di un altro uomo, soprannominato Mister X, che sarebbe stato identificato nell’avvocato Vito Guarrasi (si tratta di un’ipotesi che il processo non è riuscito a dimostrare).

E poi pare che il giornalista avrebbe scoperto i piani del golpe. In effetti il golpe Borghese lo avrebbe tentato nel dicembre del ’70 con la complicità della mafia. E poi: i carabinieri dell’allora colonnello dalla Chiesa stavano indagando su un altro caso: lo sbarco dell’eroina nei territori di Tano Badalamenti. Tutti casi in cui la mafia avrebbe avuto un suo ruolo.

Chi era Mauro De Mauro

Mauro De Mauro era nato a Foggia il 6 settembre 1921. Figlio di un chimico e di un’insegnante di matematica. Mauro fu sostenitore del Partito Nazionale Fascista. Infatti allo scoppio della seconda guerra mondiale partì come volontario. Dopo l’8 settembre 1943 decise di aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Dopo la fine della guerra, si trasferì a Palermo con la sua famiglia e qui iniziò il suo mestiere di giornalista presso i giornali: “Il tempo di Sicilia”, “Il Mattino di Sicilia” e “L’Ora”.

 

admindaily

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