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Graziella De Palo e Italo Toni: 40esimo anniversario dalla scomparsa, ancora alla ricerca della verità

scritto da Serena Marotta

I giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni sono spariti nel nulla 40 anni fa a Beirut, in Libano, mentre stavano facendo un’inchiesta. Era il 2 settembre del 1980. Domani, mercoledì 2 settembre 2020, alle 11, il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico riceverà a Montecitorio i familiari di Italo Toni e Graziella De Palo. Insieme a loro ci sarà una delegazione della Federazione nazionale della Stampa italiana, il presidente Giuseppe Giulietti e l’avvocato Giulio Vasaturo.

Come anticipato da “Articolo 21” «i familiari ribadiranno al presidente Fico l’accorata richiesta affinché vengano messi a disposizione dell’autorità giudiziaria e dei legali tutti i documenti tuttora conservati nell’archivio dell’Aise riguardanti le attività in merito alla vicenda del capocentro Sismi in Libano dell’epoca, colonnello Stefano Giovannone», chiarisce l’avvocato Vasaturo.

«È inaccettabile – dice il presidente Giulietti – che a 40 anni di distanza il governo ponga ancora il segreto rispetto ad attività e a depistaggi di Stato. I familiari dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo attendono giustizia e verità da quattro decenni. Da quattro decenni non hanno neanche un posto dove poter piangere i loro congiunti. Il sindacato dei giornalisti continuerà a battersi per fare piena luce su ciò che è accaduto».

25 giugno 2020

 Il 25 giugno 2020 è stata redatta dall’avvocato Giulio Vasaturo un’istanza – depositata presso la Procura di Roma – con la quale la FNSI ha chiesto di “ottenere l’immediato sequestro, presso la presidenza del Consiglio dei ministri e le strutture di intelligence, di tutti gli atti inerenti il caso”, si legge nel comunicato. “Nei giorni scorsi è pervenuta all’avvocato Giulio Vasaturo, legale della Fnsi e di Aldo Toni, fratello del giornalista di Paese Sera, una comunicazione con cui la presidenza del Consiglio dei ministri, a fronte della rituale istanza di acquisizione degli atti formulata dal difensore, annunciava per l’ennesima volta che “questa Amministrazione non ritiene di accedere alla richiesta in oggetto”.

Il segreto di Stato

La vicenda che riguarda i due giornalisti scomparsi è stata coperta dal segreto di Stato. Poi, solo nel 2014, c’è stata una parziale desecretazione degli atti. Una vicenda costellata da storie di depistaggi e segreti inconfessabili. Del caso di Graziella De Palo si occupa oggi l’ex giudice Carlo Palermo, che è stato contattato nel 2016 dalla famiglia De Palo. L’avvocato Palermo si occupa anche del caso Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 assassinata in Somalia nel 1994 insieme all’operatore Miran Hrovatin. 

 Le inchieste di Graziella, Italo, Ilaria e Miran

Quattro giornalisti sono morti. Delle esecuzioni che si celano dietro le inchieste scomode che gli inviati stavano seguendo: Graziella e Italo in Libano, Ilaria e Miran in Somalia. Seppure in periodi diversi, prima Graziella e poi Ilaria, stavano svolgendo un’inchiesta riguardo un traffico di rifiuti tossici, di malaffare, che coinvolgeva il nostro Paese. Entrambe le due giornaliste avevano collaborato con Paese Sera. Da qui una domanda: Ilaria sulle tracce di Graziella?

Graziella De Palo e Italo Toni: chi erano i due giornalisti scomparsi quarant’anni fa

Si sa che Graziella e Italo si stavano occupando di un traffico d’armi e delle relazioni tra Sismi e Organizzazione per la liberazione della Palestina. Italo Toni, classe 1930, di Sassoferrato, era un giornalista esperto di Medio Oriente. Lui aveva collaborato con diverse testate italiane e internazionali. Fu autore di un scoop, pubblicato sul settimanale francese “Paris Match”. Italo, in particolare, scoprì l’esistenza di campi di addestramento della guerriglia palestinese in Giordania.

Graziella, classe 1956, nata a Roma, aveva solo 23 anni quando si recò in Libano. Stava indagando sui traffici d’armi per il quotidiano “Paese Sera” e per “L’astrolabio”. Oggi – a distanza di quarant’anni – si cerca ancora la verità. Neppure i loro corpi sono stati trovati. I due giornalisti sono stati ricordati con l’intitolazione di un parco a Sassoferrato e due viali a Roma, dentro il parco archeologico di Villa Gordiani, nel Municipio VI. Poi il nulla.

I dieci giorni in Libano

I due giornalisti si trovavano a Beirut da dieci giorni. La loro partenza era avvenuta un mese prima della loro scomparsa.  Italo e Graziella erano stati ospitati dal fronte popolare per la liberazione della Palestina. Si trattava di una formazione di estrazione marxista guidata da George Habbash, che aveva promesso ai due inviati che li avrebbe portati al sud, sulle colline del castello di Beaufort, linea dello scontro con l’esercito israeliano.

2 settembre 1980

Il 2 settembre del 1980 i due giornalisti confermarono le loro stanze in albergo. Quindi avvisarono l’ambasciata italiana, e poi partirono con alcuni membri del Fplp. Da allora dei due inviati non si sa più nulla.

Graziella e Italo, le indagini

Ci sarebbero sulla loro sparizione a Beirut collegamenti con la P2 e i servizi segreti. Allora il segreto di Stato fu opposto al magistrato inquirente dal colonnello Stefano Giannone, uomo del Sismi a Beirut negli anni Ottanta. Era proprio sull’uomo che la giornalista romana stava indagando.

La guerra civile in Libano

La guerra civile libanese che i due inviati, in contemporanea alle loro inchieste, stavano seguendo, era scoppiata il 13 aprile del 1975. La causa della guerra civile? Il massacro di un gruppo di persone, a colpi di mitra, che stava assistendo alla consacrazione di una chiesa all’interno del quartiere Ain Remmaneh. Massacro ad opera dei combattenti palestinesi: quattro morti e sette feriti. Da qui una risposta violenta: 27 persone, crivellate da colpi, furono uccise mentre viaggiavano su un autobus carico di feddayn armati. Gli uomini stavano rientrando dopo una parata. Dai massacri si scatenò la guerra civile in Libano: da una parte i cristiani, sostenuti da Israele, dall’altra i musulmani, appoggiati dalla Siria e poi dall’Iran.

Il lodo Moro

Le prime tracce del “Lodo Moro” si scoprirono già nel 1979. Non è da escludere che i due reporter ne fossero già a conoscenza. In base al Lodo, cioè un patto, si stabilì che a partire dal 1970 l’Olp avrebbe potuto fare attività paramilitari sotto copertura in Italia, e in cambio nel nostro Paese non si sarebbero dovuti verificare attentati terroristici.

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